martedì 24 novembre 2009

Sabbia e schiuma


Se ti piace scrivere
(e solo i santi sanno perché dovresti
scrivere)
devi avere conoscenza, arte e magia:
la conoscenza delle parole e della loro
melodia,
l'arte di essere senz'arte,
e la magia di amare quelli che ti
leggeranno.
K. Gibran

sabato 3 ottobre 2009

"Manuale per scalare le montagne " di Paulo Coelho


1] Scegli la montagna che desideri scalare: non lasciarti trascinare dai commenti degli altri, che dicono “quella è più bella”, o “questa è più facile”. Spenderai molta energia e molto entusiasmo per raggiungere il tuo obiettivo, quindi l’unico responsabile sei tu, e devi essere sicuro di ciò che fai.
2] Sappi come arrivare davanti alla montagna: molte volte, si vede la montagna da lontano – è bella, interessante, piena di sfide. Ma che succede quando tentiamo di arrivarci? Le strade le girano intorno, ci sono foreste fra te e il tuo obiettivo, quello che sulla mappa appare chiaro, nella vita reale è difficile. Quindi, tenta tutte le strade e tutti i sentieri, fino a che un giorno ti troverai davanti alla vetta che intendi raggiungere.
3] Apprendi da chi ha già fatto quel percorso: per quanto tu ti ritenga unico, c’è sempre qualcuno che ha avuto lo stesso sogno prima e ha finito per lasciare alcuni segnali che possono facilitarti nel cammino: luoghi dove legare la corda, viottoli, rami spezzati che facilitano la marcia. La camminata appartiene a te, e anche la responsabilità, ma non dimenticare che l’esperienza altrui è di grande aiuto.
4] I pericoli, visti da vicino, sono controllabili: quando cominci a salire sulla montagna dei tuoi sogni, presta attenzione all’ambiente circostante. Ci sono precipizi, è ovvio. Ci sono crepe quasi impercettibili. Ci sono rocce talmente levigate dalle tempeste che con il ghiaccio diventano scivolose. Ma se ogni volta saprai dove stai mettendo il piede, noterai le trappole e saprai aggirarle.
5] Il paesaggio cambia, quindi goditelo: sicuramente è necessario avere un obiettivo in mente, cioè arrivare alla cima. Ma, via via che si sale, si possono vedere altre cose, e non costa niente fermarsi di tanto in tanto e godersi un po’ il panorama circostante. Ad ogni metro conquistato, puoi vedere un po’ più lontano, e dunque approfittane per scoprire cose di cui non ti eri accorto.
6] Rispetta il tuo corpo: soltanto chi dà al corpo l’attenzione che esso merita riesce a scalare una montagna. Tu disponi di tutto il tempo che la vita ti dà, quindi cammina senza pretendere ciò che non può essere dato. Se procederai troppo in fretta, ti stancherai e rinuncerai a metà. Se procederai troppo lentamente, potrebbe calare la notte e tu sarai perduto. Goditi il paesaggio, approfitta dell’acqua delle sorgenti e dei frutti che la natura ti dà generosamente, ma continua a camminare.
7] Rispetta la tua anima: non continuare a ripeterti “ce la farò”. La tua anima lo sa, ciò di cui ha bisogno è usare la lunga camminata per poter crescere, estendersi sull’orizzonte e raggiungere il cielo. Una ossessione non è di alcun aiuto nel perseguimento dell’obiettivo e finisce per annullare il piacere della scalata. Ma attenzione: non continuare neppure a ripeterti “è più difficile di quanto pensassi”, perché questo ti farà perdere la forza interiore.
8] Preparati a percorrere un chilometro in più: il percorso fino alla cima della montagna è sempre maggiore di quanto tu pensi. Non sbagliarti, arriva sempre il momento in cui ciò che sembrava vicino è ancora molto lontano. Ma se sarai preparato ad andare oltre, questo non costituirà un problema.
9] Gioisci quando arrivi sulla sommità: piangi, batti le mani, urla ai quattro venti che ce l’hai fatta, lascia che il vento lassù in cima (perché lassù in cima è sempre ventoso) purifichi la tua mente, rinfreschi i tuoi piedi sudati e stanchi, ti apra gli occhi, ripulisca il tuo cuore dalla polvere. Che bello, ciò che prima era solo un sogno, un panorama lontano, ora fa parte della tua vita, ce l’hai fatta.
10] Fai una promessa: approfitta del fatto di avere scoperto una forza di cui ignoravi l’esistenza per dire a te stesso che, d’ora in poi, la userai per il resto dei tuoi giorni. Preferibilmente, prometti anche di scoprire un’altra montagna e di partire per una nuova avventura.
11] Racconta la tua storia: sì, racconta la tua storia. Dai il tuo esempio. Di’ a tutti che è possibile, e altri avranno il coraggio di affrontare le proprie montagne.

mercoledì 30 settembre 2009

LA VITA IN UN BARATTOLO



Quando ti sembra di avere troppe cose da gestire nella vita, quando 24 ore in un giorno non sono abbastanza …
Un professore stava davanti alla sua classe di filosofia e aveva davanti alcuni oggetti.

Quando la classe incominciò a zittirsi, prese un grande barattolo vuoto e lo iniziò a riempire di palline da golf.

Chiese poi agli studenti se il barattolo fosse pieno e costoro risposero che lo era.

Il professore allora prese della ghiaia e la rovesciò nel barattolo.
Lo scosse leggermente e i sassolini si posizionarono negli spazi vuoti, tra le palline da golf.

Chiese di nuovo agli studenti se il barattolo fosse pieno e questi concordarono che lo era.

Il professore prese allora una scatola di sabbia e la rovesciò, aggiungendola nel barattolo; ovviamente la sabbia si sparse ovunque all'interno.

Chiese ancora una volta se il barattolo fosse pieno e gli studenti risposero con un unanime “sì”.

Il professore estrasse quindi due bicchieri di vino da sotto la cattedra e aggiunse il loro intero contenuto nel barattolo, andando così effettivamente a riempire gli spazi vuoti nella sabbia.

Gli studenti risero.

“Ora”- disse il professore non appena la risata si fu placata- “voglio che consideriate questo barattolo come la vostra Vita.

Le palle da golf sono le cose importanti: la fede in Dio, la vostra famiglia, i vostri bambini, la vostra salute, i vostri amici e le vostre Passioni; le cose per cui, se anche tutto il resto andasse perduto e solo queste rimanessero, la vostra vita continuerebbe ad essere piena.

I sassolini sono le altre cose che hanno importanza, come il vostro lavoro, la casa, la macchina...

La sabbia è tutto il resto: le piccole cose.
Se nel barattolo mettete prima la sabbia, non ci sarà spazio per la ghiaia e nemmeno per le palline da golf.

Lo stesso vale per la vita: se spendete tutto il vostro tempo e le vostre energie dietro le piccole cose, non avrete più spazio per le cose che sono importanti per voi.

Prestate attenzione alle cose che sono indispensabili per la vostra felicità: trovate il tempo per meditare e pregare, giocate con i vostri bambini, godetevi la famiglia ed i genitori finché ci sono; portate il vostro coniuge fuori a cena...

E non solo nelle occasioni importanti!
Dedicatevi a ciò che amate e alle passioni, tanto ci sarà sempre tempo per pulire la casa o fissare gli appuntamenti.
Prendetevi cura per prima cosa delle palline da golf, le cose che contano davvero.

Fissate le priorità... il resto è solo sabbia.

Uno degli studenti alzò la mano e chiese cosa rappresentasse il vino.
Il professore sorrise: 'Sono felice che tu l'abbia chiesto.'
Serve solo per mostrarvi che non importa quanto piena possa sembrare la vostra vita: ci sarà sempre spazio per un paio di bicchieri di vino con un amico.

sabato 26 settembre 2009

"Homo sum: humani nihil a me alienum puto" (Terenzio)

Altrimenti detto: Quelli del biliardino rotto.



Pare che, molti anni fa, don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, còlto da santo zelo per amore del Vangelo, abbia rotto, in un oratorio milanese, tutti i biliardini dell'Azione Cattolica.
Questo non per fare un dispetto all'Azione Cattolica, ovviamente, ma per rimarcare che, talvolta, alcuni metodi educativi che scegliamo in buona fede non portano a Cristo, unico motivo di ogni nostra umana fatica, ma rischiano di restare fini a se stessi.
Don Giussani è un "santo" e quindi non abbiamo motivo di dubitare delle sue rette intenzioni.

Ma nella libertà donata ai figli di Dio, ci viene concessa la facoltà di guardare le cose da un'altra prospettiva.
Noi crediamo infatti che ogni azione, ogni umano gesto, anche il più semplice, di amicizia, di condivisione, di festa, di gioco, di svago, se vissuto pienamente, nella libertà e nella gioia, porti a realizzare pienamente la nostra vocazione, che è essenzialmente quella di vivere in pienezza la nostra umanità.

Diventare Cristiani non è "uccidere" quel che siamo e la nostra vita terrena, perché questa sarebbe una bestemmia contro il Creatore. Diventare Cristiani è divenire, in un percorso di progressiva e affascinante scoperta di sé, pienamente ciò che siamo, così come Dio ci aveva sognati fin dall'eternità.
Da burattini a bambini.

Da pezzi di legno inanimati, "ciocchi" buoni solo per ardere nel fuoco, a esseri dotati di un cuore capace di amare.
Ma come faccio ad amare se non imparo a conoscere me stesso, gli altri e a raggiungerli attraverso la mia umanità?
Attraverso la nostra piena realizzazione diventiamo trasparenza delle meraviglie che Dio ha posto in noi e rendiamo così testimonianza alla grandezza del suo amore e alla fantasia della sua potenza creatrice.
Non bisogna aver paura della propria umanità che è dono di Dio e segno tangibile della sua incarnazione.
Non è peccato immaginare che Dio rida spesso.
Ce lo hanno consegnato in una iconografia piena di misteri, di sguardi imbronciati, di fronti corrucciate.
E invece Dio deve avere un gran senso dell'umorismo, altrimenti come ve le spieghereste le scimmie...e anche Totò?
Dio deve proprio avere un sacco di allegria, altrimenti non sapremmo ridere.
Un sacco di fantasia, altrimenti le farfalle nascerebbero senza passare per un bruco brutto e scalcagnato...e noi diventeremmo bambini senza mai essere stati Pinocchio. Facile, ma non avvincente, né esaltante come invece spesso è la vita che ti sotterra sotto un fardello di croci ma dopo un attimo ti solleva in alto sulla brezza dell'infinito, in un volo sorprendente che da solo non avresti mai potuto immaginare, neanche con la più fervida inventiva.
E non è peccato pensare che a Dio piaccia, di tanto in tanto, sfidare i profeti e i santi in una partita a biliardino.
Io mi tengo i biliardini, le chitarre, i bonghi, le partite di pallone, le feste parrocchiali, le canzoni urlate e le risate sguaiate e mi avvio con la mia personale compagnia di matti verso le vette di questa vita prima, e del cielo poi.
Quelli troppo seri, che dicono solo cose serie, che non si sporcano mai le mani per costruire un castello sulla sabbia e hanno le camicie sempre belle stirate perché non sanno cos'è un gavettone...storceranno il naso e proseguiranno sulle loro corsie preferenziali senza semafori, impettiti nelle loro sicurezze.
Io riprendo le strade di campagna, che si inerpicano nei boschi, un po' scomode, ma piene di alberi e di fiori per fermarsi a riposare, bere acqua fresca di sorgente che è il sapore dell'amicizia e a fare quattro risate, prima di riprendere il cammino. Un po' "sporchi"...ma felici.
Io mi avvio. Chi viene?
Con tanto affetto e amicizia. :-)

venerdì 25 settembre 2009

LA STORIA DELLA MATITA



Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo la lettera. A un certo punto, le domandò:
“Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me? ”
La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote:
“È vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto. ”
Incuriosito, il bimbo guardò la matita, senza trovarvi alcunché di speciale.
“Me è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita! ”
“Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell'esistenza sarai sempre una persona in pace col mondo.
“Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una Mano che guida i tuoi passi. DIO: ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la Sua volontà.
“Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il temperino. È un'azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.
“Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma, per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere un'azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia.
“Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta sempre attenzione a quello che accade dentro te.
“Ecco la quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione. ”

venerdì 10 luglio 2009

Sul socialismo e la buffoneria...


"... poiché il socialismo non è solo la questione operaia o del cosiddetto quarto stato, ma soprattutto quella dell'ateismo, della realizzazione dell'ateismo moderno, la questione della torre di Babele che si erige appunto senza Dio, non per ascendere dalla Terra al Cielo, ma per abbassare il cielo fino alla Terra..."

"Oh no, ci sono uomini che sentono in maniera profonda, ma che sono come soffocati. La loro buffoneria è una specie di maligna ironia verso quelli a cui non hanno il coraggio di dire la verità in faccia, per via di una umiliante soggezione di lunga data nei loro confronti. Credete, Krascòtin, che tale buffoneria è talvolta estremamente tragica."

Da "I fratelli Karamazov", F. M. Dostoevsjij

Da "I fratelli Karamazov"


"Un vero realista, se non è credente, rinverrà sempre in se stesso la forza e la capacità di non credere neppure al miracolo, e se il miracolo gli si presentarà proprio come un fatto inconfutabile non crederà neanche ai propri sensi piuttosto che ammettere quel fatto. E se anche lo ammetterà, lo ammetterà come un fatto naturale, che fino ad allora gli era rimasto ignoto. Nel realista non è la fede a scaturire dal miracolo, ma il miracolo dalla fede. Se egli arriverà a credere, allora, proprio in virtù del suo realismo, sarà costretto ad ammettere anche il miracolo.
L'apostolo Tommaso dichiarò che non avrebbe creduto se prima non avesse veduto, e allorché vide, disse :"Signore, mio Dio". Ma fu il miracolo a indurlo a credere? E' assai probabile di no: credeva unicamente perché desiderava credere, e forse, credeva già pienamente nell'intimo del suo essere anche quando disse :"Non crederò finché non avrò veduto" ".

Da "I frattelli Karamazov", F. Dostoevskij